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anno sc ritt di lui...
Franco Mazzi

NAKBA
Cruciale è la voce di Franco MAzzi. Lo conosciamo da anni: mai lo abbiamo sentito scendere così — fino in fondo, nelle parole e nelle pause (nei silenzi).
(Franco Cordelli, Corriere della Sera, 1 giugno 2009)

HYBRIS
La storia di Edipo la conosciamo un po' tutti, peraltro interpretato dal bravissimo Mazzi.
(Emanuela Ferrauto, Dramma.it, luglio 2011)
Franco MAzzi, Edipo, e la bravura della compagnia tutta hanno ricevuto con l'applauso il premio dell'arduo cimento proposto da Frattaroli.
(Franco de Ciuceis, Il mattino di Napoli, 11 luglio 2011)


IL SERPENTE

Splendida la voce narrante di Mazzi...
(TO, Quotidiano online dell'Umbria, 2 luglio 2010)
La voce recitante di Franco Mazzi, considerato dalla critica una delle più belle voci del teatro italiano contemporaneo. Con la sua voce - anzi, i tanti colori, sfumature e registri della sua voce - dà vita al grigio misantropo della Roma di qualche decennio fa.
(Elisa Panetto, TUTTOGGI.info, 2 luglio 2010
)

ALP & BLOOM

Il primo episodio detto di Nausicaa, con freddezza cristallina (ogni palpito resta sotterraneo), è recitato da Franco Mazzi. In pieno flusso di coscienza, egli non lascia debordare i pensieri, le emozioni, i trasalimenti che in lui provoca la fanciulla.. Al contrario, li controlla, li porge (al pubblico) con ogni cautela, lascia che l'ombra lo risucchi.
(Franco Cordelli, Corriere della Sera 29 gennaio 2009)


BLOOMSDAY 2008
Impressionante la performance di Mazzi, il puro, nudo equilibrio tra parola e silenzio, le pause a scandire il tempo in modo inesorabile, quasi consumandolo, fino all'estenuazione.
(Franco Cordelli, Corriere della Sera, 22 giugno 2008)


EMPEDOCLE
A distanza di tempo, Empedocle è una rivelazione. Empedocle (Franco Mazzi) primo fra tutti.
(Franco Cordelli, Corriere della Sera, 12 marzo 2006)
 
EL SALVADOR

Ben si giova l'apporto dei sei bravi attori, congeniali ai rispettivi ruoli.
(Aggeo Savioli, L'Unità 16 marzo 1998)
Foti, Giammarco, Gulizzi, Lotti, Pagani, Pipino e Mazzi sono gli attori bravissimi della pièce.
(Aaura Nobile, Corriere del Mezzogiorno, 19 febbraio 1998)

FLUIDOFIUME : RICORSI

Magistrally 'signified' by Franco Mazzi, (supremely outstanding and impeccable), Bloom is here a mature and melancholic figure, whose sullen and, nonetheless, ironic solitude dramatically emerges.
(Donatella Pallotti, JAMES JOYCE BROADSHEEET, 51, October 1998)
Alle voci recitanti delle versioni iniziali guidate dal protagonista «storico», interprete di Bloom, Franco Mazzi, al suo tono morbido e avvolgente con improvvise impennate e mutamenti di rotta, si sono aggiunte quelle dei cantanti e degli strumenti musicali.
(Nico Garrone, La Repubblica, 14 giugno 1998)

...l'ineffabile timbro polisonante di Franco Mazzi, il solo Leopold Bloom che orecchio umano abbia finora ascoltato fuori dalla pagina e dalla memoria letteraria. 
(Piero Longo, IL MEDITERRANEO, Palermo, 6 settembre 1997)

IL TAMBURO DI FUOCO

Franco Mazzi, fondatore, insieme a Frattaroli, della compagnia Stravagario Maschere e da sempre suo insostituibile collaboratore, ha interpretato il ruolo di Kabango con un vigore mai prevaricante che emerge anche attraverso i toni estenuati che la situazione a volte richiede. Il volto scolpito e lo sguardo che luccica dalla profondità delle orbite accentuano la sua autorevolezza e lo connotano subito come capo. In questo spettacolo l'equilibrio fra le parti è calibrato in maniera perfetta, come raramente succede.

(Giovanna Gelmetti, SIPARIO, luglio 1996)

Il Tamburo di fuoco in versione scenico-concertistica ha avuto suggestionante resa interpretativa, grazie innanzitutto alla voce recitante di Franco Mazzi.  
(Gastone Geron, il Giornale, ottobre 1995)

Protagonista Franco Mazzi, nel ruolo di Kabango, perno della costruzione drammaturgica, che con una interpretazione "non naturale" si inserisce perfettamente e comunque in modo personale, quale strumento-attore, nella struttura complessiva del "concerto".
(Pierardo Davini, Blow in, 20 novembre 1995)

E non ha davvero molta importanza che delle avventurose ed eroiche vicende non si capisca praticamente niente. Anzi, meglio così ... trasformati in ascoltatori "disinteressati" possiamo apprezzare al meglio le qualità fonico-espressive dell'evento e la disciplina, l'impegno, la bravura degli esecutori.  
(Giovanni Raboni, Corriere della sera, ottobre 1995)

AMOR DI LONTANO

Il gemellaggio in forma di spettacolo concepito ora da Frattaroli individua uno schema altrettanto affascinante, e rigoroso in sé, pervaso di esoterismo, di idillio astrale, iniziatico. Viene davvero da lontano l'amore sfiorato e illustrato dalla partitura messa in campo ex novo da Frattaroli per questa coppia di amanti celibi. Una lontananza fatta di tensione, perché Franco Mazzi e Galliano Mariani, i due strenui dicitori-esecutori, agiscono a torso nudo e calzando un rapace guanto della realtà viruale. Una lontananza dai meccanismi sentimentali dell'affanno, nel rispetto invece della contemplazione, del semplice desiderio, di un'inesausta veglia. Una lontananza, anche dalla retorica o dalle emozioni della poesia teatralizzata. I due protagonisti attuali sono rigorosi atleti del cuore. Percussionista epico e sidereo è Enrico Venturini. Artefice e regista, Frattaroli abolisce, nella Risset, ogni vena di moderna chanson de femme, esaltando una attrazione mentale. Con suggestivo, ben contaminato esito.
(Rodolfo di Giammarco, la Repubblica, ottobre 1993) 
Frattaroli è davvero sperimentale; come in tutti i suoi spettacoli. […] se la Risset scrive secondo un sound jazzistico … Frattaroli riscrive ulteriormente rarefacendo, stilizzando, astraendo sulla base di un assoluto svuotamento scenografico (quattro "assi di cristallo", cioè di luce, una figura-emblema della poesia della Risset) e di una recitazione (Franco Mazzi e Galliano Mariani) tanto sincopata quanto straziata. 
(Franco Cordelli, L'Indipendente, novembre 1993)
Scorgere nella penombra della sala i due attori, Franco Mazzi e Galliano Mariani, in posizione accanto ad assi metallici obliqui, punti obbligati di un percorso d'Amore, è già partire per un viaggio nel tempo. Le emozioni frammentarie ma fortissime ed ineludibili del rapporto tra le due voci acquistano il loro senso oltre la decifrazione del testo; bellissimo, peraltro, vibrante di sentimenti sussurrati, sognati, desiderati ... che scandiscono le fasi della realzione d'amore, in armonia con lo scorrere delle stagioni, come un'astrale avventura della mente. 
(Valeria d'Aversa, Momento Sera, ottobre 1993)
Uno spettacolo di alta sperimentazione teatrale. Il pubblico riconosce in Frattaroli un poeta innamorato del linguaggio e che su questo lavora per un teatro che, coniugando suono-immagine-parola, attraverso i corpi e la voce degli attori, giunga a farsi lingua totale della comunicazione scenica. Luce-suono-voce si fanno perciò "ipertesto", rappresentazione concreta dell'impos-sibile radiografia del fluire del pensiero, altissima forma di astrazione che nasce dal sapiente uso creativo dei linguaggi e delle pratiche teatrali non soltanto occidentali. L'andamento sinfonico della straordinaria vocalità di Franco Mazzi e Galliano Mariani, il loro parallelo cercarsi come due mondi sulla scena astrale, materializzano questa volta il cercarsi d'amore. Sul basso continuo d'echi e risonanze, adagi e fugati, contrappunti disperatamente tesi all'unisono, le accensioni sonore si inseguono istante per istante, dilatano in relazione inversa alla distanza del loro oggetto, il sentimento-illusione che è l'essere in fuga del testo della Risset. Si apre uno spazio mentale (forse il vero spazio scenico) che connota la virtualità e provoca l'evento.
(Piero Longo, Giornale di Sicilia, novembre 1992)

ALCESTI

Bravissimi tutti gli interpreti accanto alla Gardini, un efficacissimo Franco Mazzi, in equilibrio tra arroganza e viltà.
Silvano Mocellin, il Gazettino di Padova, 23 luglio 1991
La Gardini è tornata in Palcoscenico, (teatro della Versiliana) accanto a lei Franco Mazzi nel ruolo di Admeto.
(Chiara Sacchetti, La Nazione 23 agosto 1991)
Elisabetta Gardini e Franco Mazzi in "Alcesti" la bellissima tragedia di Euripide.
(Il Tirreno, 23 agosto 1991)
Admeto, interpretato da Franco Mazzi, é fortemente caratterizzato: è il prototipo di un borghese egoista ed ipocrita.  La recitazione di Mazzi sembra seguire fino in fondo, per esasperarli, i difetti di Admeto.
(Giovanni Serritelli, Il Giornale di Napoli, 18 agosto 1991)

IL FUNAMBOLO
Mazzi riesce a dare grande spessore alle parole di Genet scandendole, cesellandole e riuscendo a far capire che quel funambolo è lo stesso Genet che, specchiandosi nell'anima dell'equilibrista, svela la sua immagine.

(Loredana Cacicia, Gazzetta del Sud, 5 giugno 1991)

Così Franco Mazzi fa il contrario di una controfigura di Genet e gioca piuttosto sul "doppio" e sul "riflesso" di questo "miroir" in cui lo scrittore si scorpora in immagine.

(
Gianfranco Capitta, Espresso Sera,11 giugno 1991)
..l'alterego di Genet sotto forma di logoro eppure eloquente domatore di vecchio stampo - Franco Mazzi - alle prese con la sagoma tornita e agile di un funambolo che lo sta a sentire, a ispirare, a ricambiare di emozioni sul filo...
e ha infiammato sul serio, per un'ora e passa di invocazioni, oblii ed ebrezze, con esemplari interpreti, con felice ritrovamento di Genet che non finisce di stupire.
(Rodolfo Di Giammarco, La Repubblica, 2 luglio 1991)
Franco Mazzi, che dice con asciutta aderenza il testo.
(Aggeo Savioli, L'Unità, giugno 1991)

E qui entra in gioco l'attore Franco Mazzi che, portatore orale di tutto il testo, infiamma la danza del funambolo ...
La bellezza e il coordinamento fisico di Olivier Roustan e la bravura di Franco Mazzi conquistano il pubblico che ha applaudito lungamente.
(Lina Prosa, L'Ora di Palermo, 5 giugno 1991)
Per Mazzi è importante anche l'aspetto fisico, la calvizie, i baffetti, il baricentro basso contenuto nella giacca verde-oro, segni tutti di una poesia vitale che è introiettata quanto quella dell'acrobata è estroversa.
(Roberto Alajmo, Giornale di Sicilia, 5 giugno 1991)
Teatralizzando un'emozione ed una passione fuori dalla normalità, come tutte le cose di Genet, Franco Mazzi ci riporta a questa esaltazione dell'acrobazia.

(Carlo Rosati, Il Giornale d'Italia, 11 giugno 1991)

il consigliere nasconde, ovviamente, lo scrittore madesimo, lo vediamo nella figura di Franco Mazzi, adeguata e sensibile come richiede il ruolo.
(Dante Cappelletti, Il Tempo, 12 giugno 1991)
La declamazione poetica è affidata a Franco Mazzi della compagnia Stravagaro Maschere, un attore particolarmente attento alla sperimentazione vocale.
(Roberto Giambrone L'Ora di Palermo, giugno 1991)
 
GENEALOGIA DEL FUOCO

Piera degli Esposti sarà la protagonista di "Genealogia del Fuoco", opera poetica in forma di oratorio, di Aurelio Pes, musiche di Luigi Cinque. Sarà affiancata da Franco Mazzi, una delle voci più interessanti della nuova generazione.
(La Repubblica 10 gennaio 1991)

OPERA
Ancient Greek, with an italian twang, is a colourful language with strong beats and the team led by Franco Mazzi gave a virtuosic performance. Whether the flavour of Oedipus Rex was actually communicated is up to the individual listener ... but the majority seemed entranced by this 80-minute ritual, with its many novel and fascinating sound patterns. 
(Ian Fox, THE SUNDAY TRIBUNE, Dublino, ottobre 1993)

With percussion, light, and the occasional interjections of a synthetic voice, the black-clothed cast, led by Franco Mazzi, work their way through the tragic sequence. It is spinetlinging - and illuminating - just to hear the ancient Greek, the original aural texture of tragedy.
(Victoria White, The Irish Times, october 5, 1993)

Bravi e senza riserve tutti gli attori, a cominciare da un Franco Mazzi-Edipo che convince, che trasporta nella coscienza incestuosa del re di Tebe, sulle ali di una voce profondissima sapientemente usata. 
(Barbara Gizzi, PAESE SERA, marzo 1992)

La sofisticata texture di significanti viene oltretutto sorretta da una superba esecuzione corale dove si isola l'impressionante prova di Franco Mazzi in qualità di Edipo. 

(Marco Palladini, NEXT, autunno 1991)

Segnalo ai lettori la straordinarietà di questo evento teatrale. Franco Mazzi è un protagonista di grande qualità, attore 'plurale' in grado di tradurre polifonie in archetipi e di trasmettere allo spettatore il brivido dell'enigma che contiene ed esprime i contrari di cui è fatto il destino e le cose degli uomini. 

(Titti Danese, SIPARIO, 7-8 1991)

FLUIDOFIUME
Efficace la recitazione degli attori tra i quali spicca la prova offerta da un Franco Mazzi di notevole intensità e nello stesso tempo di grande morbidezza e duttilità vocale.
(Antonella Ambrosioni, IL SECOLO, dicembre 1988)
...uno straordinario Franco Mazzi, monologante, e 'nel senso', benché disarticolato come Leopold Bloom.
(Franco Cordelli, PAESE SERA, dicembre 1988)

ET CHORUS

Lo spettacolo, recitato molto propriamente da Vita Accardi, Valentina Montanari e da Franco Mazzi, non vuole essere di più, né meno, di questa non enfatica proposta di poesia simbolista.
(Tommaso Chiaretti, La Repubblica, 8 marzo 1986)
Attori ipersensibili e dotati di un magistrale accordo nei tempi e nelle vibrazioni vocali: Vita Accardi, Franco Mazzi, Valentina Montanari.
(Maurizio Grande, Rinascita, 5 aprile 1986)
L'ineccepibile disposizione degli attori Vita Accardi, Franco Mazzi e Valentina Montanari, congelati in un grigio monocromatico spazio, piegati a una recitazione astratta.
(Marco Palladini, Paese Sera 14 marzo 1986)

ORE DI VITA
Franco Mazzi è, all'inizio, il servile curvo Borromeo. Uno spettacolo affascinante.
(Tommaso Chiaretti, La Repubblica, 6 novembre 1985)
Ezio Marano, Filippo Brazza e Franco Mazzi sono i tre poli dell'evento scenico, ricettivi al massimo, vibranti.
(Rita Sala, Il Messaggero, 9 novembre 1985)

MR BLOOM / ALP
Il ritmo sapiente delle voci ... restituisce alla pagina joyciana tutta la sua intensità, riproduce il suo incantesimo linguistico.
(Giovanna Zucconi, Paese Sera, novembre 1984)
L'elaborata ricerca condotta dal gruppo romano ha messo in evidenza la ricchezza espressiva originaria di questi due testi di difficile adattamento scenico. Determinante è l'abilità vocale degli attori Franco Mazzi, Carlotta Caimi, Mirella Mazzeranghi, interpreti convincenti di questo interessante lavoro di sperimentazione linguistica.
(Jolanda Ferrara, Il Centro, aprile 1988)
Il linguaggio imprendibile di Joyce diventa un oggetto sonoro che accarezza e culla l'udito: virtuosismo sublime di una distorsione linguistica che comprime il dicibile in un magma fonico insolubile e viene toccato dalle altezze vocali, dai timbri, dalla scansione ritmica per voci soliste, fino a trascolorare in sensualità fonica, in seduzione acustica.
Franco Mazzi recita cun una fissità tesa, appena mossa da microgesti impercettibili. E' teso (e proteso) verso la stasi del corpo, in una recitazione conficcata nelle arterie e nei muscoli sottomessi al rigore della inazione. La verbalità appare come alto tasso di sensualità «in levare», la sensualità come verbalità privata di forza pulsionale visibile: una carezza a tradimento.
(Maurizio Grande. Rinascita, 8 dicembre 1984)
E' pur vero che l'apparizione di Franco Mazzi  nel brano secondo, sembra chiarire fortemente il primo. E sembra tirar fuori da Joyce quello che forse, alla fine, la sostanza non linguistica soltanto, ma soltanto legata alla corporeità, del personaggio davvero mai misterioso di Leopold Bloom. Dico, cioè che la sua oscura sessualità, la sua voglia di ubriacatezze ridondanti, il profluvio delle parole inventate in scrittura apparentemente automatica, e soprattutto lo scivolare lento nell'imbuto del sogno e dell'incubo che è la sostanza "semantica" della prosa joyciana, viene ancora più esplicitamente fuori che dal brano a due: e vengono fuori tutte le palpabili bellezze e sorprese di quell'incanto difficile. Forse davvero il Joyce che abbiamo immaginato.
(Tommaso Chiaretti, La Repubblica, novenbre 1984
)
Franco Mazzi, un Bloom dalla mutabilissima maschera, ha giocato con i molteplici registri di una voce ora distesa in ampie misure ora serrata in ritmi veloci, passandodai toni più robusti e decisi ai sussurri più lievi e impercettibili.
(FC, Gazzetta di Modena, 3 maggio 1983)

MR BLOOM
Un elegante bianco e nero interiore. La regia di Enrico Frattaroli [...] impone agli attori un ritmo di dizione musicale che restituisce il testo con grande nitore e risalto.. Un testo che appare riscritto su partitura e riesce a dare allo spettacolo un suo ritmo pur nell'immobilità della scena. [...] Ed è dolcissimo ritrovare, nel flusso di coscienza finalmente espresso per voce, tenerezze e e risentimenti, ricordi e salti di Joyce.
(Gianfranco Capitta, Il manifesto, gennaio 1984)
Questo Mr Bloom "a tre voci dispari" ben s'addice alle smagliature, ai viaggi della coscienza cui s'abbandona Leopold Bloom. [...] A volte impettito, a volte insidioso, qui Franco Mazzi pare uno speaker dalla voce sordida [...] talora metallico come un agente di Borsa, poi improvvisamente sapido quando recita "l'albero del prete proibito". Mai un filo di noia.
(Rodolfo Di Giammarco, La Repubblica, gennaio 1984)
L'atipico metalinguaggio tra monodia e polifonia fa risaltare dal sottosuolo dell'Io il flusso inquieto dei pensieri. Molto intenso Franco Mazzi. Tenere e sensuali, inquietanti e distaccate le due donne.
(Grazia Lago, L'Umanità, gennaio 1984)

LA FAMIGLIA
Franco Mazzi, in questo caso, è stato il più giusto, il più incantato e gessoso, e ben gli sono suonate in bocca le parole vaganti di Wilcock.
(Rita Sala, Il Messaggero, 2 novembre 1979)
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